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    Presidenziali in Cile, ballottaggio il 14 dicembre: sfida tra destra e sinistra

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    Un testa a testa. Fino all’ultimo voto. In Cile sarà ballottaggio il prossimo 14 dicembre per la scelta del nuovo presidente. Dopo il primo turno di ieri, la corsa fra Jeannette Jara, candidata di sinistra di Unidad por Chile e José Antonio Kast, candidato del Partito Repubblicano, è ancora in corso. E il nome del successore di Gabriel Boric resta da decidere. 

    Stando a quanto affermano i dati ufficiali – e in particolare il Servizio Elettorale (Servel), Jara è in testa con il 26,45% delle preferenze seguita da Kast con il 24,46%. Distacco evidente per i numeri degli altri candidati: tra questi, ha sorpreso il 18% ottenuto dal candidato populista Franco Parisi

    Come già accaduto nel 2021, anno in cui fu superato dallo stesso José Antonio Kast e da Gabriel Boric, anche questa volta è arrivato terzo. In generale, però, grazie al 13,04% di Evelyn Matthei, candidata della destra tradizionale e al 13,94% di Johannes Kaiser, che correva con l’ultra-destra, oltre il 50% dei voti è andato a destra. Proprio per questo, potrebbe esserci un ricompattamento per il ballottaggio dell’ala più conservatrice. 

    Chi sono i candidati: Jeanette Jara e…

    Spostando lo sguardo ai candidati, otto in totale, la grande sorpresa è stata per Jeannette Jara. 52 anni, membro del Partito comunista e seconda donna nella storia del partito a candidarsi alla presidenza, già sottosegretaria alla Sicurezza Sociale dal 2016 al 2018 nel governo presieduto da Michelle Bachelet, Jara si è affacciata al mondo politico sin dall’adolescenza: a 14 anni, infatti, si unì alla Juventudes Comunistas de Chile. 

    Dopo alcuni incarichi accademici, una rapida ascesa nel mondo politico fino al ruolo di ministra del Lavoro e del Benessere Sociale, ricoperto dal 2022 al 2025. Tra le scelte più importanti, la legge sulla settimana lavorativa di 40 ore, quella per combattere le molestie sul lavoro e una proposta di riforma delle pensioni. “Il Cile è un Paese grande, immenso, generoso, con molto futuro e speranza”, ha rapidamente sottolineato ieri Jara.

    …José Antonio Kast

    Per la terza volta in corsa, invece, c’è José Antonio Kast, dopo il primo tentativo del 2017 e il secondo del 2021. Famiglia tedesca, padre membro del partito nazista, suo fratello, Miguel, è stato direttore della Banca Centrale del Cile nel corso della dittatura militare di Augusto Pinochet. E proprio dell’ex dittatore Pinochet, José Antonio si è più volte presentato come sostenitore ed erede – ma solo fino al 2021, anno in cui ha ammorbidito alcune delle sue visioni più radicali. 

    Kast porterà nel suo programma uno sguardo conservatore, soprattutto sulle politiche di immigrazione. “Alla fine saremo tutti d’accordo sul fatto che la continuità non è un bene per il Paese e che il Partito comunista ha un’ideologia molto rigida che non consente a tutte le libertà di svilupparsi”, ha detto Kast. 

    Oltre alla scelta del nuovo presidente, i circa 16 milioni di cileni chiamati al voto avevano anche l’obbligo di eleggere tutti e 155 i membri della Camera e 25 nuovi senatori. Un’ondata di cambiamento, che prova a rispondere alle richieste dei cittadini: il presidente Gabriel Boric, vincitore nel 2019, termina il mandato senza portare a casa la riscrittura della Costituzione, nonostante il progetto iniziale e le proteste che nel 2019 animarono le città cilene, portando alla sua elezione. 

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