L’ultima volta che un sovrano britannico si è recato in visita papale per una preghiera pubblica con il Pontefice, la Chiesa anglicana ancora non esisteva. A distanza di cinque secoli viene scritto un nuovo capitolo: il 23 ottobre Re Carlo III visiterà Papa Leone XIV e pregheranno insieme.
L’evento ha fatto partire subito un’ondata speculatoria, perché in molti vedono una connessione palese con la recente rinuncia ai suoi titoli da parte del principe Andrea.
Le accuse si moltiplicano e distraggono dal lavoro della Corona
Risale al 17 ottobre il comunicato ufficiale del secondogenito della deceduta regina Elisabetta, di cui Andrea, secondo i rumor, era da sempre il figlio preferito. Nel messaggio, il duca di York ha dichiarato: “Discutendo con il Re e con la mia famiglia immediata e allargata, siamo giunti alla conclusione che le continue accuse a mio carico stiano distraendo tutti dal lavoro di Sua Maestà e della Famiglia Reale”.
Già nel 2020 l’ex ufficiale della Royal Navy aveva deciso di allontanarsi dalla vita pubblica e quindi di abbandonare le sue funzioni ufficiali, dopo penose interviste e grandi scandali, ma la rinuncia ai titoli non è per questo meno sensazionale.
Lo spettro Epstein
Il comunicato giunge in un periodo particolare, e non solo per la monarchia. Da un lato la Corona è impegnata a provare a rinnovarsi, cercando di rafforzare e di rendere più popolare l’immagine dell’attuale Re, concentrando su di lui l’attenzione ed evitando il declino dell’opinione generale sulla monarchia, peggiorata dopo la morte di Elisabetta. Dall’altra riemerge in modo massiccio lo scandalo Epstein a seguito della progressiva uscita di nuovi elementi: il rilascio di nuovi documenti da parte dell’US Oversight Committee, la pubblicazione del “Birthday Book” da parte del New York Times e quella di Nobody’s Girl, la biografia postuma di Virginia Giuffré, uscita il 21 ottobre in Italia.
Tutti gettano una nuova luce sul caso, portando a galla nuove dinamiche e soprattutto nuovi nomi (o un moltiplicare degli stessi). Questo fitto intreccio di nomi e cose alimenta gli interrogativi sulle reali dimensioni della rete intorno all’imprenditore statunitense, in cui rientrava proprio il principe Andrea.
Nobody’s Girl, un problema non solo per Buckingham Palace
È soprattutto la pubblicazione del libro di Giuffré a preoccupare la monarchia. La donna, morta suicida all’età di 41 anni lo scorso aprile, aveva accusato il principe Andrea di averla abusata in tre occasioni diverse, la prima nel 2001, quando era ancora minorenne, dopo essere stata trafficata da Epstein e reclutata da Ghislaine Maxwell, la compagna di lui.
Maxwell l’avrebbe introdotta al giro di prostituzione nel 2000, quando l’allora sedicenne stava lavorando a Mar-a-Lago, il resort di Donald Trump, a Palm Beach in Florida. In una conferenza del 2019 Giuffré aveva detto: “sono stata reclutata a una giovane età a Mar-a-Lago, e mi sono ritrovata intrappolata in un mondo che non capivo, e ancora oggi sto cercando di combattere quel mondo”.
La difesa disastrosa del duca di York
Nel 2021 la donna denuncia formalmente Andrea, dopo anni di testimonianze pubbliche sui soprusi. Le accuse avevano già fatto scalpore nel 2019. Risale a novembre di quell’anno, infatti, la celebre intervista concessa da Andrea a Emily Mathis per il programma serale della BBC Newsnight.
Parlando con Mathis, il principe aveva goffamente dichiarato di non conoscere Giuffré, ignorando le molte foto circolanti che lo ritraevano insieme alla donna all’epoca adolescente. “Posso anche non ricordare giorni, orari e date, ma quando c’è un uomo che ti violenta, con la sua faccia a quindici centimetri da te, quella faccia te la ricordi”, aveva risposto ai giornalisti Giuffré.
Inutili i tentativi di scagionarsi da parte di Andrea. Tra i momenti più bassi e disastrosi per l’immagine pubblica del principe, la sua risposta alle accuse di aver ballato “tutto sudato” con la ragazza a una festa in un locale notturno di Londra:
“C’è un piccolo problema con la questione sudore perché ho una condizione medica particolare per cui non sudo o non sudavo all’epoca e questo è… questo era… si, non sudavo all’epoca perché avevo una condizione che descriverei come overdose di adrenalina dovuta alla guerra nella Falkland [dove il principe aveva combattuto negli anni Ottanta] quando mi hanno sparato e semplicemente… era quasi impossibile per me sudare. È solo perché ho fatto innumerevoli cose nel passato recente che sto ricominciando a poter tornare a sudare. Quindi mi dispiace dirlo ma c’è una condizione medica che non mi permetteva di poterlo fare in precedenza, quindi…”.
Dal 2019 numerosi medici hanno confermato che l’anidrosi non può essere considerata una condizione temporanea, smentendo le dichiarazioni del principe.
Si aggiungono nuovi dettagli allo scandalo
Per Emily Mathis la decisione di Andrea di rinunciare ai titoli è una mossa che si aspettava da fin troppo tempo. Nel frattempo è stata coinvolta anche la Metropolitan Police, dopo che domenica scorsa il Daily Mail ha pubblicato delle email tra il principe e il capo dell’ufficio stampa di Buckingham Palace.
Dai messaggi emerge una richiesta fatta da Andrea a uno dei membri della sua scorta, al quale sollecitava un’indagine finalizzata a raccogliere informazioni compromettenti su Virginia Giuffré, nel tentativo di minarne la credibilità e quindi renderla una testimone poco attendibile.
Per farlo avrebbe usato la sua data di nascita e il suo social security number (un codice a nove cifre che equivale al nostro codice fiscale). Negli Stati Uniti l’accesso al numero di previdenza sociale di una persona dovrebbe essere praticamente impossibile. Secondo l’esperienza del giornalista britannico Jon Sopel, si tratta di un’informazione talmente tanto riservata e sensibile, che perfino i servizi segreti all’entrata della Casa Bianca, durante i controlli, ne possono visualizzare solo le ultime quattro cifre.
Quindi, il fatto che il principe Andrea ne fosse in possesso è, sempre secondo il giornalista, un qualcosa di totalmente inaccettabile. Resta poi da capire in che modo lo abbia ottenuto.
Lo scambio risale al 2011, poco prima che venissero pubblicate le fotografie che ritraevano Giuffré con Andrea, che nelle email ammette anche di aver parlato della ragazza con Ghislaine Maxwell.
Maxwell oggi si trova in carcere, dove sta scontando una condanna di 20 anni per il suo ruolo nel traffico di esseri umani e nello sfruttamento sessuale di minori all’interno della rete dell’ex fidanzato Jeffrey Epstein. I suoi legali vorrebbero che il presidente Donald Trump le concedesse la grazia, in nome del legame di amicizia che in passato li legava.
La giornalista Amy Wallace, co-autrice di Nobody’s Girl, si oppone fermamente all’idea: “Non si limitava a reclutare [le ragazze per Epstein]. Non si limitava a registrare le date di quando le ragazze arrivavano [da Epstein] sull’agenda. No, questa donna partecipava agli abusi sessuali, e non dovrebbe assolutamente essere graziata”.
Il Birthday Book
A fine settembre sono stati rilasciati dall’US Oversight Committee altri 8500 documenti contenenti importanti nomi connessi ad Epstein, tra cui quello di Elon Musk, Steve Bannon e Bill Gates, ma soprattutto Donald Trump, una presenza ridondante anche nel Birthday Book pubblicato dal New York Times e risalente al 2003, un regalo di compleanno di Maxwell ad Epstein per il suo cinquantesimo, contenente foto di minori, storie e disegni sessualizzati e ai limiti del pornografico, tra cui il profilo di una donna nuda con un messaggio di auguri firmato proprio da Trump.
Carlo sacrifica Andrea, ma salva la Corona?
Tornando alla famiglia reale britannica, come già detto, sono molte le congetture che legano la rinuncia ai titoli di Andrea alle enormi pressioni che sta ricevendo Carlo proprio riguardo al collegamento tra il fratello e il controverso caso Epstein.
Dopo anni, questo Natale sarà il primo in cui il duca di York non sarà presente con il resto della famiglia a Sandringham, una delle residenze di campagna della famiglia nel Norfolk. Secondo l’opinione pubblica britannica, il principe William, erede al trono, sarebbe molto sollevato dalla rinuncia ai titoli e dall’allontanamento dalla vita pubblica dello zio.
Ad alcuni osservatori è sembrato addirittura che l’atto di Carlo di mettere pressioni al fratello per le sue dimissioni sia stata una mossa strategica per aiutare William, intenzionato secondo indiscrezioni ad adottare un approccio più duro in futuro una volta salito al trono. Va ricordato che il titolo ducale, secondo la legge inglese, può essere rimosso integralmente solo da un atto del Parlamento, ma per molti è abbastanza impossibile che si intraprenda questo iter, perché si tratterebbe di uno spreco di tempo per l’organo legislativo.
Una trasparenza necessaria
Gli scandali del passato, che poi in realtà sono di un presente fin troppo ingombrante, sembrano dunque essere ciò che spinge il re a muovere le pedine. Le ombre del principe Andrea e le sue connessioni con il caso Epstein non minano solo la sua figura, ma anche quella di una delle istituzioni più longeve in Europa, colpendone la stabilità e la credibilità nazionale e internazionale. La visita di Re Carlo in Vaticano, data la sua portata storica e simbolica, appare più come un tentativo (nemmeno troppo velato) di ricomporre la narrazione politica e spirituale della casata Windsor, e non come un gesto di fede isolato.
Come sembra essere chiaro a William, per sopravvivere al giudizio della storia e dell’opinione pubblica, ora più che mai la monarchia dovrà abbracciare una forma di trasparenza che forse non è mai stata adottata prima di adesso. È tempo di giocare a carte scoperte.
20250408