Negli ultimi mesi, gli Stati Uniti stanno vivendo una fase caratterizzata da un crescente impiego della Guardia Nazionale da parte del Presidente Donald Trump in diverse città americane, spesso contro la volontà dei governatori statali.
Da ultimo, a inizio ottobre, è stato ordinato l’invio di 300 agenti della Guardia Nazionale a Chicago, nell’Illinois e a Portland, nell’Oregon.
Cos’è la Guardia Nazionale
La Guardia Nazionale è una forza militare formata da soldati che, nella vita quotidiana, lavorano come civili – ad esempio insegnanti o operai – ma che si addestrano periodicamente per essere pronti ad intervenire in caso di emergenza.
Ogni Stato dispone della propria Guardia Nazionale e il governatore statale ne è il comandante in capo: egli può chiederne l’intervento in caso di uragani, inondazioni o sommosse generali.
Il titolo 10 del Codice degli Stati Uniti conferisce inoltre al Presidente il potere di “federalizzare” la Guardia Nazionale, ossia di assumerne il controllo diretto al fine di salvaguardare la sicurezza nazionale, ad esempio in caso di guerra, di rivolte o di minacce su larga scala.
Le prime manifestazioni a Los Angeles
Le problematiche hanno avuto inizio nel giugno 2025, quando a Los Angeles e nelle cittadine di Paramount e Compton si sono svolte delle proteste contro alcune operazioni dell’ICE – l’Agenzia federale statunitense per il controllo delle frontiere e dell’immigrazione – durante le quali sono state arrestate decine di presunti migranti irregolari.
Nonostante le rassicurazioni della polizia di Los Angeles, che dopo qualche giorno aveva diffuso sui social media la notizia che le proteste si erano ormai pacificate, il presidente Trump aveva comunque deciso di far intervenire gli agenti della Guardia Nazionale, contro la volontà delle autorità locali.
L’amministrazione, per giustificare l’invio delle truppe, aveva definito le manifestazioni come una “grave emergenza nazionale”, arrivando a parlare di “insurrezione violenta”. In risposta, il governatore della California, Gavin Newsom, aveva presentato ricorso presso il tribunale, mettendo in discussione la legittimità della decisione di Trump e dando avvio ad un caso attualmente pendente presso la Corte d’Appello del Nono Circuito (Newsom Vs Trump).
L’intervento a Washington DC
Un paio di mesi dopo, il segretario della Difesa, Pete Hegseth, aveva ordinato ai soldati della Guardia Nazionale – provenienti sia dal territorio della capitale sia da altri stati – di recarsi a Washington D.C.
Due settimane prima, infatti, il Presidente Trump aveva dichiarato che all’interno della città fosse in corso un’emergenza legata alla criminalità e che fosse necessario impiegare le forze militari per sedarla.
Cosa sta succedendo adesso
Domenica 5 ottobre, Donald Trump ha nuovamente autorizzato l’attivazione della Guardia Nazionale a Portland. La giudice federale statunitense Karin Immergut, nominata dallo stesso Trump nel 2019, aveva bloccato temporaneamente la decisione dell’amministrazione di inviare la Guardia Nazionale nella città dell’Oregon, per la seconda volta in due giorni.
Sabato, infatti, l’amministrazione Trump aveva già iniziato a radunare truppe provenienti da altri stati americani – principalmente della California e del Texas – per poi dispiegarle in Oregon, così da aggirare il blocco. In risposta, Immergut aveva esteso l’ordine restrittivo per impedire il dispiegamento da qualsiasi altro stato verso Portland, non solo dalla Guardia dell’Oregon.
Come già avvenuto a Los Angeles, l’intervento della Guardia Nazionale è stato ritenuto necessario per proteggere una struttura dell’ICE a seguito delle proteste organizzate contro le numerose operazioni volte ad arrestare ed espellere gli immigrati irregolari. Proteste che il presidente statunitense ha definito “fuori controllo”, nonostante i manifestanti fossero meno di un centinaio e le manifestazioni si fossero svolte in modo prevalentemente pacifico.
Le ultime mosse
Nel fine settimana, inoltre, Trump ha autorizzato l’intervento di 300 agenti della Guardia Nazionale anche a Chicago, nell’Illinois. Lunedì 6 ottobre, il governatore dello Stato, J. B. Pitzker, e le autorità di Chicago hanno reagito presentando un ricorso in tribunale per bloccare il dispiegamento dei militari. Pritzker ha dichiarato che l’operazione autorizzata da Trump è illegale: non sussistono infatti i presupposti sanciti dalla legge per ricorrere alla federalizzazione della Guardia Nazionale, poiché non vi è al momento nessuna forma di insurrezione.
Mercoledì 8 ottobre 2025, centinaia di manifestanti sono scesi nelle strade di Chicago per protestare contro l’invio della Guardia nazionale, denunciando la “militarizzazione” della città. Nonostante le proteste siano state, anche in questo caso, pacifiche, il presidente statunitense ha chiesto l’arresto di J. B. Pritzker e del sindaco di Chicago, Brandon Johnson, i quali hanno criticato la decisione di dispiegare le truppe definendola una provocazione.
Trump, al contrario, ha accusato i politici democratici di non proteggere adeguatamente gli agenti dell’ICE.
Relativamente al caso di Chicago, inoltre, tra il 9 e il 10 ottobre, il giudice distrettuale April Perry ha emesso un’ordinanza temporanea che blocca per 14 giorni il dispiegamento delle truppe. Tale decisione è stata motivata dal fatto che non vi siano “prove credibili” circa l’esistenza di una ribellione in corso, tale da giustificare una federalizzazione.
Insurrection Act
Donald Trump ha dichiarato di voler invocare il cosiddetto Insurrection Act, una legge anti-insurrezioni del 1807, qualora i tribunali si oppongano ai suoi ordini.
Nonostante la normativa vieti all’esercito federale di intervenire all’interno dei confini nazionali con compiti di ordine pubblico, l’Insurrection act consente tale intervento in presenza di una vera e propria insurrezione. Ciò spiega perché Trump definisca sistematicamente i manifestanti come “insurrezionisti”, nonostante numerose fonti attestino che, in tutti i casi sopra citati, salvo rare eccezioni, si sia trattato di manifestazioni prevalentemente pacifiche.
In conclusione
Questo tipo di intervento ha suscitato forti polemiche e dubbi sulla legittimità costituzionale, riaccendendo il dibattito sull’equilibrio tra potere federale e autonomie statali, da sempre particolarmente delicato.
Sorge spontaneo chiedersi se il sempre più frequente impiego della Guardia Nazionale senza l’autorizzazione dei governatori non rappresenti la volontà, da parte dell’amministrazione, di modificare il ruolo dell’esercito, rendendolo uno strumento di potere sempre più autoritario.
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