spot_img
Altro
    HomeItaliaViolenza contro le donne: un’emergenza strutturale fra responsabilità condivise 

    Violenza contro le donne: un’emergenza strutturale fra responsabilità condivise 

    Pubblicato il

    spot_img

    Ogni giorno, quasi una donna su tre in Italia subisce violenze fisiche o sessuali. È una realtà che investe 6 milioni e 400 mila italiane, un’emergenza strutturale ancora troppo invisibile: si tratta del 31,9% della popolazione femminile fra i 16 e i 75 anni. A rilevarlo è il rapporto Istat “La violenza contro le donne, dentro e fuori la famiglia”, realizzato in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio. 

    Oltre alla violenza fisica e sessuale, l’Istat segnala che molte donne subiscono pressioni e ricatti legati al lavoro, una forma di violenza di genere che si intreccia con dinamiche economiche e di potere.

    Le violenze che ogni donna subisce non finiscono qui, ma tutte sottostanno a due denominatori comuni che si attanagliano nelle pieghe della nostra società: un sistema di potere orientato molto spesso al maschile e l’ineducazione. 

    Sbilanciamenti di potere e cultura del rispetto

    Gli sbilanciamenti di potere – culturali, politici e simbolici – sono al centro dell’emergenza strutturale che pervade il nostro paese. Ne dà uno scenario completo Silvia Salis, sindaca di Genova, che durante un intervento in Consiglio Comunale ha denunciato gli insulti sessisti quotidiani ricevuti sui social: «non mi dicono incapace, ma putt…», ha detto, sottolineando come in una società patriarcale «non basta un’educazione sessuale, serve un mutamento profondo» per ristabilire una cultura del rispetto. 

    Episodi come quello di phica.net, dove immagini manipolate di donne – tra cui anche figure pubbliche – venivano condivise con finalità sessuali o denigratorie rivelano quanto la violenza simbolica e digitale si basi su un esercizio di dominio e svalutazione della dignità femminile. 

    Le critiche esplose contro il portale evidenziano che non si tratta solo di pornografia: è una manifestazione di misoginia normalizzata, che sfrutta l’anonimato online e rafforza il potere di umiliazione e controllo. 

    La rilevazione dell’ISTAT 

    La rilevazione dell’ISTAT, condotta attraverso interviste a un campione rappresentativo di donne, ha permesso di far emergere non solo i casi denunciati, ma anche una parte significativa del sommerso, quella quota di violenza più difficile da intercettare. Il dato che più colpisce, e che evidenzia la diffusione trasversale del fenomeno, riguarda il 31,9% delle donne italiane – quasi una su tre – che hanno subito nel corso della vita almeno una violenza fisica o sessuale. 

    Nel dettaglio, il 18,8% ha subito violenze fisiche, il 23,4% violenze sessuali, e il 5,7% ha vissuto stupri o tentati stupri. Il 26,5% ha subito violenza fisica o sessuale da parte di parenti, amici, colleghi, conoscenti o sconosciuti, mentre il 19,2% ha subito molestie sessuali, nel 58,7% dei casi da uno sconosciuto e nel 19,5% da un conoscente.

    Dal report emerge chiaramente che la coppia rappresenta il contesto affettivo in cui una donna subisce più frequentemente violenza; il fenomeno si accompagna spesso anche a forme di violenza psicologica (17,9%) ed economica (6,6%). Il 63,8% degli stupri è operato dal partner mentre il 19,4% è attribuito a conoscenti, il 10,9% ad amici e solo il 6,9% a sconosciuti. Per i tentati stupri, il 29,9% è opera degli ex, il 24,1% di conoscenti, il 13,4% di amici e il 17,2% di sconosciuti.

    Le fasce più giovani

    Le violenze subite dalle giovani tra i 16 e i 24 anni mostrano un incremento  rispetto agli anni passati fino al 37,6%. Le violenze sessuali, in particolare, crescono dal 17,7% al 30,8%. Nonostante i dati raccolti, rimane ampia la quota di violenza sommersa. Tra le donne che hanno subito più episodi nel corso della vita, soltanto il 13,3% (circa 537mila) ha denunciato almeno una delle violenze subite.

    La violenza sul lavoro 

    Oltre alla violenza fisica e sessuale, l’Istat segnala che molte donne subiscono pressioni e ricatti legati al lavoro, una forma di violenza di genere che si intreccia con dinamiche economiche e di potere. Secondo l’Indagine sulla sicurezza dei cittadini (2022‑2023), circa 2,07 milioni di donne (15‑70 anni) hanno subito nel corso della loro vita molestie sessuali o ricatti sul posto di lavoro, che includono richieste di prestazioni sessuali in cambio di assunzioni o avanzamenti di carriera

    Di queste, il 13,5% hanno dichiarato molestie con contatto fisico da colleghi o superiori. Le più esposte risultano essere le giovani: il 21,2% delle donne tra i 15 e i 24 anni e il 18,9% nella fascia compresa tra i 25 e i 34 anni ha avuto esperienze di molestie sul lavoro.

    Da dove nasce la violenza?

    Le radici di questa violenza sono legate a rapporti di potere diseguali, stereotipi di genere e discriminazioni strutturali che influenzano la vita lavorativa delle donne. In particolare, il sottoutilizzo delle norme di protezione, le barriere nell’accesso a ruoli di responsabilità e la vulnerabilità economica rendono le donne più esposte a ricatti sessuali e molestie.

    Un passo in avanti per l’Italia?

    L’introduzione del reato autonomo di femminicidio, approvato con pene fino all’ergastolo, rappresenta non solo una risposta giuridica ma un segnale culturale forte: riconoscere il femminicidio come un crimine strutturato e specifico significa ammettere che l’odio, il possesso e la discriminazione verso le donne non sono eventi isolati, ma riflettono un sistema di potere sbilanciato, basato sul dominio e sulla mancanza di rispetto verso la donna come persona. 

    In parallelo però, cresce il dibattito politico e sociale sull’educazione sessuale e affettiva nelle scuole come strumento di prevenzione a lungo termine. L’educazione salva e i dati riportati dall’ISTAT possono cambiare se si interviene strutturalmente

    Secondo Apical, un percorso completo e continuo di educazione affettiva può incidere positivamente sulla prevenzione della violenza perché aiuta i giovani a riconoscere relazioni diseguali, modelli di dominio e segni di controllo ben prima che si instauri una dinamica violenta.

    La Fondazione Una Nessuna Centomila, insieme all’Università di Milano-Bicocca, ha sottolineato che l’educazione all’affettività è essenziale per formare cittadine e cittadini consapevoli, capaci di rispettare sé stessi e gli altri, e di prevenire abusi e discriminazioni. 

    In conclusione

    La violenza sulle donne non è solo un crimine da punire, ma un sintomo di una società che deve interrogarsi su sé stessa. L’educazione, la cultura del rispetto e della parità è l’antidoto per spezzare il circolo della violenza prima che nasca. Questo impegno deve estendersi anche alla lotta contro discriminazioni, molestie e violenze nei contesti lavorativi, dove spesso si riproducono dinamiche di dominio e prevaricazione. 

    Solo un’azione collettiva, che unisca norme, prevenzione e consapevolezza, può trasformare il segnale giuridico in un vero cambiamento sociale: costruire una società in cui nessuna donna sia più vittima di violenza, discriminazione o molestie, e dove il rispetto diventi la regola, non l’eccezione. 

    Affrontare la violenza di genere significa rimettere al centro il rispetto, la parità e la responsabilità culturale di tutti e tutte.

    20250462

    Articoli recenti

    Prodi: “Sulla cittadinanza onoraria a Francesca Albanese il Comune di Bologna non perseveri”

    Ad una settimana dall’assalto alla redazione torinese de La Stampa, continuano a far discutere...

    “È un casino”: l’Ucraina nel vortice tra Mosca, Washington e Bruxelles

    “È un casino”, così poche ore fa Donald Trump ha definito la guerra in...

    Putin: “Se l’Europa vuole la guerra noi siamo pronti”

    Dopo le dichiarazioni dell'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone sull'approccio "più aggressivo" da adottare da parte...

    ENERGY RELEASE 2.0: IL NUOVO STRUMENTO PER LE IMPRESE ENERGIVORE E LA TRANSIZIONE ENERGETICA

    Il 2025 segna un punto di svolta per le imprese energivore italiane e per...