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    Caso scommesse: la crisi del giornalismo italiano

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    Nelle ultime settimane è deflagrato il caso delle scommesse nel mondo del calcio italiano. È importante porre una premessa fondamentale. Lungi da questo articolo commentare nel dettaglio le dinamiche del processo o ancor peggio lanciare sentenze, divenendo l’ennesima goccia nel mare di opinioni pubbliche non richieste e linciaggi social disgustosi. Sarebbe, invece, più interessante approfondire l’approccio con il quale si è affrontato il tema dal punto di vista del dibattito pubblico.

    La crisi del giornalismo in Italia

    In primis, è impressionante notare come tutta l’inchiesta abbia posto le proprie radici sui nomi rivelati da una sola persona, ovvero Fabrizio Corona, ex “re dei paparazzi”. Il punto, però, non è tanto questo, quanto la rivedibile dinamica con cui Corona ha svelato i calciatori potenzialmente coinvolti nel turbinio delle scommesse, monopolizzando per settimane il dibattito pubblico e rendendo il delicato tema della ludopatia e del gioco d’azzardo un argomento alla mercé di commenti e banalizzazioni di ogni tipo. Nomi rivelati sul suo sito Internet creando hype con un approccio simile a quello dei reality show; e ancora,fonti il più delle volte poco attendibili e senza alcuna veridicità, rispetto nullo per le parti coinvolte, tutto con il totale benestare degli organi di stampa che hanno assistito a questo circo del gossip e della disinformazione, riportando le dichiarazioni e gli scoop dell’ex fotografo senza alcun tipo di fact checking o verificaIl garantismo, principio e valore fondante di una società sana e civile, in questo caso non è pervenuto. Alcuni giocatori, poi risultati innocenti, hanno comunque subito l’impatto delle prime pagine dei giornali e del pubblico ludibrio, per il semplice fatto di esser stati citati da Corona o dalle sue fonti. È il caso di Nicolò Barella, Stephan El Shaarawy, Nicola Zalewsky o Nicolò Casale, coinvolti da Corona (e successivamente dai giornali) senza prova alcuna, subendo però le ripercussioni dello Shitstorm, tipico dei social. È fondamentale, a questo punto, porre dei dubbi sullo stato di salute del giornalismo italiano, che necessita degli scoop di un ex fotografo pregiudicato e alla ricerca di una parentesi di notorietà per legittimarsi.

    Il tema della ludopatia

    Vi è poi il delicatissimo tema della ludopatia, più volte citato nell’ultima settimana ma spesso affrontato in modo poco analitico e con retorica inutilmente paternalista. Quella della ludopatia, soprattutto nel nostro Paese, è una piaga in netto aumento e difficilissima da contrastare

    I calciatori indagati, invece, nonostante l’ammissione di star affrontando delle serie problematiche economiche e soprattutto psicologiche legate alla ludopatia, sono comunque stati vittime di sciacallaggio, meme e sermoni retorici, da parte di chi del tema conosce poco o nulla e dal marasma dell’opinione pubblica italiana.

    La questione delle scommesse ha aperto, oltre al mero dibattito giuridico, anche dei temi più profondi e complessi come quello della qualità del giornalismo italiano, della sensibilità con cui si debbano trattare determinati temi e soprattutto quella della salute psicologica, argomento su cui si parla ancora male e troppo poco. Questa sarebbe potuta essere un’ottima occasione per dimostrarci un Paese maturo, garantista e in cui è possibile fare analisi approfondite, ma purtroppo non è stata sfruttata. A farne le spese, ancora una volta, sono gli innocenti messi alla gogna.

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