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    Chi è Fidias Panayiotou?

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    Le scorse elezioni europee non hanno regalato sorprese né a livello dei risultati, che hanno confermato gli  equilibri della scorsa legislatura, né sulle nomine ai top jobs. Fra le poche vere novità, un apparentemente anonimo eurodeputato cipriota: Fidias Panayiotou, 24 anni, che attualmente siede fra i “non iscritti”. Cosa lo rende speciale? Senza l’appoggio di nessun partito, Panayiotou è riuscito a raccogliere il 19,4% dei voti ciprioti conquistando la fiducia di 71.330 compatrioti.  

    Non ha mai fatto politica, addirittura dichiara di non aver mai votato in vita sua e si è presentato senza programma elettorale. Non gli è servito in effetti. Fidias, nome con cui è noto online, ha 2.6 milioni di seguaci su YouTube e oltre 3.2 milioni di mi piace su Tik Tok. I video da lui realizzati sono quanto di più comune ci sia su YouTube. Della serie: “ho vissuto 7 giorni in aeroporto gratis”, “sono sopravvissuto sette giorni su un’isola deserta con solo un coltello”. Il video in cui abbraccia Elon Musk ha raggiunto da solo 16 milioni di visualizzazioni.

    Interrogato sulle sue proposte per migliorare l’Europa, preferisce sviare: la  sua è una candidatura civica per avvicinare i giovani alla politica. Alla prima plenaria dell’Eurocamera, ci è andato in autostop, ovviamente riprendendo e postando tutto il percorso. L’ha fatto «per far vedere che i politici sono persone normali» siccome «sono percepiti distanti dalla gente e il [suo] obiettivo nei prossimi cinque anni è colmare questa frattura».  

    Le ragioni del Successo

    Fidias è stato eletto perché è riuscito a conquistare la fiducia degli elettori più giovani, utilizzando una retorica anti-partitica, anche se non direttamente anti-sistema. Per lui l’Unione Europea «ha fallito nel farci comprendere come funziona». Fidias non afferma di voler cambiare le cose, chi l’ha  votato non l’ha fatto per questo. Chi ha scritto il suo nome ha ritrovato in lui l’amico online sui cui video ha trascorso ore e ore. Un’assicurazione di “trasparenza” e “onestà”, che a qualche lettore potrà ricordare la retorica dei Cinque Stelle degli esordi. Proprio la trasparenza è il cardine della sua comunicazione politica: il video in cui esponeva la sua retribuzione da europarlamentare ha fatto il giro del web in pochi giorni.

    Il reale elemento innovativo dell’attività politica dello youtuber non sta tanto nella sua elezione, quanto nel rapporto instaurato coi suoi elettori-followers. Entrato in  Europarlamento da indipendente, Fidias si è trovato davanti a un dilemma: a quale partito  europeo aderire? Davanti a questo bivio, ha scelto di non scegliere. O almeno non direttamente. Si è affidato proprio ai suoi follower, che tramite un sondaggio su TikTok hanno decretato la sua permanenza nel gruppo dei “non allineati”. Stesso modus operandi ha seguito nella decisione di voto sulla riconferma di Von Der Leyen a guida della Commissione europea. Il 70% dei votanti al sondaggio online ha scelto per il no. E così si è comportato in aula. Una sorta di cyber-democrazia diretta unipersonale.  

    Nuovi modelli di democrazia diretta

    Fidias si è reso protagonista di un grande esperimento sociale. Ha tutte le carte in regola per essere una finestra aperta sul futuro delle nostre democrazie. La crisi della democrazia rappresentativa è palese già da diversi decenni, basti pensare alla la percentuale dei votanti che va diminuendo a livello globale. 

    Jean-Jacques Rousseau durante l’Illuminismo descrisse la democrazia diretta come la sola forma di  governo con la quale il popolo è in grado di esprimere pienamente le proprie volontà. Rousseau accusava i politici di “infedeltà” e descriveva la rappresentanza come “degradante”. Tutt’oggi, diversi teorici predicano l’inadeguatezza della figura del politico di professione, giudicato inadeguati in quanto soggetto a conflitti d’interesse o corruzione. La personalizzazione della politica ha poi fatto il resto: il modello dell’influencer-politico è sempre più diffuso. Guardando in casa nostra Alessandro Tommasi, cofondatore di Will Media, founder del partito online NOS e candidato alle europee con  Azione-Siamo Europei, ha sfiorato l’elezione ottenendo 15 mila preferenze, secondo solo a Carlo Calenda.

    L’avvento dei social network ha quindi reso possibili forme di e-democracy, in primis rinsaldando il legame di fiducia con i nuovi portatori di istanze politiche, a prescindere che fossero  richieste di cambiamento nelle decisioni o nel metodo con cui l’attività politica viene esercitata.  

    I potenziali pericoli

    Norberto Bobbio scriveva: “Nulla uccide più la democrazia che l’eccesso di democrazia”. Il rischio,  qualora emergessero tanti Fidias, è l’atomizzazione smodata dell’idea politica. Non più partiti, non  più idee ma il prevalere delle simpatie personali e delle singole questioni. Non una politica intesa come mediazione della totalità delle rivendicazioni ma come espressione diretta del sentimento personale. Populismo, insomma. Soggetto a tutte le forme di condizionamento implicate quando parliamo di social: annullamento della complessità (basti pensare che la maggior parte dei video di  Fidias dura meno di 60 secondi), bot, odio, visualizzazioni pompate, influenze straniere e di soggetti privati tramite le sponsorizzazioni.

    E se nel prossimo futuro al Parlamento risultassero elette solo persone con 1 milione di follower o più, giunte alla ribalta non grazie alle loro competenze tecniche ma solo ed esclusivamente tramite la loro popolarità online? L’Europa politica deve decidere come  comportarsi davanti a queste nuove forme di rappresentanza. Vietarle o bandirle risulterebbe una violazione del principio democratico o un modo per tutelare il sistema rappresentativo? Per ora, questi non possono che rimanere suggerimenti e speculazioni. Ma per renderci conto di ciò che sarà la politica tra vent’anni, dobbiamo continuare a seguire le gesta di nuovi rappresentanti come Fidias. 

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