È dell’11 marzo l’udienza pubblica che ha visto portare dinanzi la Corte Costituzionale il divieto d’accesso per le donne single alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, attualmente regolamentate dall’articolo 5 della legge 40 del 2004, il quale prevede che a poterne beneficiare siano solo coppie eterosessuali, coniugate o conviventi. Allo stato attuale, la questione di legittimità è sottoposta al vaglio dei giudici della Consulta.
L’attuale normativa italiana
Attualmente chi intende accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita si scontra con un sistema che prevede il divieto posto dalla Legge 19 febbraio 2004 n. 40, che proibisce al singolo o a coppie dello stesso sesso di accedervi; è questo il motivo per cui molto spesso tante donne sono costrette a raggiungere Paesi stranieri al fine di poterne usufruire. A ciò va poi sommato il problema delle spese ingenti che devono essere sostenute, rendendo di fatto tale pratica un privilegio riservato a pochi.
A queste condizioni, si è affiancata una sentenza della Corte Costituzionale n. 96 del 2015, che ha aperto la strada all’accesso alla procreazione assistita anche per le coppie fertili affette da malattie genetiche trasmissibili.
Che cosa si intende per fecondazione assistita
Per la legge n. 40/2004, la fecondazione assistita (conosciuta tecnicamente come PMA – Procreazione Medicalmente Assistita) è la pratica medica atta a “favorire la soluzione dei problemi riproduttivi derivanti dalla sterilità o dall’infertilità umana qualora non vi siano altri metodi efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità“. Ad essere legale è la cosiddetta “fecondazione eterologa”, la quale richiede l’utilizzo di gameti donati da soggetti esterni alla coppia.
Tale pratica è autorizzata in Italia dal 2014, a seguito di una pronuncia della Corte Costituzionale che ha sancito l’illegittimità della legge 40 rispetto agli articoli 2, 3, 29, 31, 32, e 117 della Costituzione e agli articoli 8 e 14 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, nella parte in cui si vietava il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi in casi di infertilità assoluta.
L’udienza dell’11 marzo
Il procedimento rispetto al quale la Corte si dovrà pronunciare riguarda la modifica della normativa che, ad oggi, disciplina la PMA. Quest’ultimo scaturisce dal caso di una 40enne di Torino, nota come Evita, che si è rivolta al giudice dopo che la sua richiesta di poter accedere alla fecondazione eterologa è stata respinta, in virtù della legge 40/2004, da un centro di fecondazione assistita in Toscana.
Filomena Gallo, avvocato e segretaria dell’associazione “Luca Coscioni”, ha sottolineato che la revoca del divieto non creerebbe alcuna lacuna normativa, “poiché si applicherebbero automaticamente le disposizioni già in vigore dal 2014 riguardanti la fecondazione eterologa in situazioni di sterilità o gravi patologie genetiche”.
In questi anni sono stati vari i tentativi da parte dell’associazione di portare alla luce le problematiche relative al divieto imposto dalla normativa, con l’intenzione di eliminare gli ostacoli che essa impone. Il Tribunale di Firenze, al quale si era rivolta la donna, ha rimesso la decisione alla Corte Costituzionale per una modifica della legge. Nello specifico, nel settembre 2024, aveva sollevato la questione di legittimità costituzionale nell’ambito del procedimento avviato da Evita, durante il quale il giudice si è espresso con motivazione più che esauriente sostenendo che: “l’articolo 5 della legge 40 viola i principi di uguaglianza e autodeterminazione, il diritto alla salute, a formare una famiglia, al rispetto della vita e all’integrità fisica e psichica”.
In questo senso, la decisione della Corte potrebbe rappresentare un traguardo nella lotta per i diritti di tutti.
Gallo: rimozione del divieto ed eguali diritti per tutti
La posizione assunta dalla difesa durante l’udienza è stata tesa al riconoscimento di un diritto ad oggi negato. L’avvocato Filomena Gallo ha sostenuto che: “la Corte costituzionale, nel corso dei 21 anni di vigenza della legge 40 del 2004, ha già avuto un ruolo fondamentale nel ripristinare la legalità costituzionale e nell’affermare i diritti fondamentali. Ci sono state cinque dichiarazioni di incostituzionalità, che hanno avuto effetti concreti e tangibili: famiglie con bambini che crescono e che sono il futuro del nostro Paese. La genitorialità, anche sulla base della giurisprudenza della Consulta, è basata, correttamente, sull’assunzione di responsabilità, che deve esserci a prescindere dal legame biologico e genetico, così come dallo status sociale, economico e quant’altro. Cancellare il divieto di accesso a queste tecniche per le donne singole non determina alcun vuoto normativo”.
Durante l’udienza è intervenuta l’Avvocatura dello Stato, a nome della presidenza del Consiglio. Dall’Avvocatura, rappresentata da Wally Ferrante, è stata ribadita con fermezza la legittimità della norma attuale, sottolineando che “la questione non si limita semplicemente all’essere donna ma coinvolga temi ben più ampi, come il diritto del nascituro alla bigenitorialità e l’importanza di evitare che le decisioni sui diritti riproduttivi siano dominate da una prospettiva adulto-centrica”.
La posizione dell’Avvocatura
La questione di legittimità sollevata da Evita dovrebbe essere dichiarata “inammissibile” secondo l’Avvocatura, dal momento che permettere alle donne single di accedere alla procreazione medicalmente assistita equivarrebbe a minare un principio fondamentale: il diritto del bambino a crescere con due genitori, il diritto del minore a sapere “come è stato generato”. Un equilibrio delicato tra l’interesse della tutela del minore e quello per la donna di poter disporre liberamente della propria vita.
La campagna lanciata dall’Associazione Luca Coscioni
L’associazione Luca Coscioni ha recentemente lanciato, in occasione del Consiglio Generale che si è tenuto a Roma il 20 febbraio, la campagna “PMA per tutte”, un evento di informazione e sensibilizzazione il cui intento è informare e mobilitare l’opinione pubblica sul tema al fine di eliminare ogni tipo di discriminazione voluta dalla legge 40/2024.
Durante l’evento sono intervenute diverse donne nate da madri single che hanno potuto accedere alla procreazione medicalmente assistita per ricordare che l’amore non è privilegio di pochi, ma diritto di tutti.
Conclusioni
Tale questione continua comunque a generare polemiche e turbare coscienze; da un lato il desiderio di maternità, dall’altro la legge che lo limita. Se la Corte dovesse dichiarare incostituzionale questo divieto, si metterebbe fine ad una discriminazione che appare ormai anacronistica.
Viviamo in un’epoca che ha visto superati divari che non hanno ragione d’essere; non ci sono differenze nella qualità della genitorialità o nello sviluppo psicologico del bambino tra famiglie eterogenitoriali e omogenitoriali. Sono piuttosto le discriminazioni sociali a rappresentare elementi di rischio e, su questo, dovremmo convenire tutti.
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