Il 2 maggio, l’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione ha classificato il partito di estrema destra Alternative für Deutschland (AfD) come “organizzazione di estrema destra accertata”, stabilendo che si tratta di un movimento antidemocratico e pericoloso.
La storia di AfD
L’AfD è stato fondato nel 2013 Bernd Lucke, Alexander Gualand e da altri ex membri della CDU, in contrasto con le politiche filo-europeiste dell’allora leader dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania e Cancelliera, Angela Merkel. Inizialmente Alternative für Deutschland si presentava come un movimento euroscettico moderato e conservatore di centro-destra. Nel corso degli anni, però, ha assunto sempre di più posizioni estremiste, razziste, nazionaliste ed ultra conservatrici.
Questo andamento ha favorito il partito, oggi guidato da Alice Weidel, che alle ultime elezioni ha ottenuto il 20,8% dei voti, diventando la seconda forza politica del Paese. La sua crescente popolarità ha suscitato preoccupazioni sia a livello nazionale che internazionale.
Il contesto normativo
Dopo la Seconda guerra mondiale, i costituenti della Germania Ovest cercarono di impedire il ritorno di movimenti politici che potessero – da destra o da sinistra – raccogliere l’eredità ideologica del partito nazionalsocialista. Per questo, all’articolo 21, comma 2, della Grundgesetz (Costituzione tedesca), stabilirono che i partiti che mirano a sovvertire l’ordine democratico o a minacciare l’esistenza della Repubblica Federale di Germania devono essere dichiarati incostituzionali.
Come diretta attuazione di questo principio, fu poi approvata — nel 1990 — la Legge federale sulla protezione della Costituzione (Bundesverfassungsschutzgesetz), che mira a tutelare l’ordinamento costituzionale da minacce provenienti da movimenti estremisti, gruppi terroristici o attività di spionaggio. Essa istituì il Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV), un servizio segreto interno incaricato di sorvegliare persone, gruppi e partiti che possano costituire un pericolo per la democrazia. Tuttavia, il BfV è un organo amministrativo: non ha il potere di sciogliere un partito, ma solo di raccogliere informazioni e segnalarne l’eventuale pericolosità.
Il potere di dichiarare incostituzionale un partito politico e ordinarne lo scioglimento spetta esclusivamente alla Corte costituzionale federale (Bundesverfassungsgericht), in base all’art. 21, comma 2, della Grundgesetz. Questo perché la messa al bando di un partito è una misura estrema e limitativa della libertà politica, che può avvenire solo con garanzie di imparzialità, legalità e contraddittorio. Solo un giudice costituzionale, in uno Stato di diritto, può accertare in modo definitivo se un partito viola l’ordine democratico, evitando che simili decisioni siano prese da organi politici o amministrativi.
I precedenti scioglimenti
Nel corso della sua storia, la Bundesverfassungsgericht si è pronunciata in due casi riguardanti l’incostituzionalità dei partiti politici, ai sensi dell’art. 21, comma 2, della Grundgesetz. Il primo risale al 1952, con la proibizione del Sozialistische Reichspartei (SRP), un partito esplicitamente neonazista che negava la legittimità della Repubblica Federale e glorificava il regime hitleriano.
La Corte, nel dichiararlo incostituzionale, evidenziò come il programma e l’azione concreta del partito fossero incompatibili con l’ordinamento democratico-liberale, in quanto miravano a reintrodurre una dittatura basata sulla razza e sull’autoritarismo. Si trattò di un provvedimento fortemente simbolico in una fase di consolidamento della democrazia tedesca post-bellica.
Il secondo caso, di maggiore rilievo politico, fu la sentenza del 1956 con cui la Corte dichiarò incostituzionale il Partito Comunista Tedesco (KPD). In quel caso, il Tribunale ritenne che il partito, pur formalmente operante entro i limiti del sistema democratico, si prefiggesse la sostituzione dell’ordine liberale con una dittatura del proletariato secondo il modello sovietico, negando la libertà politica, il pluralismo e la separazione dei poteri. La Corte sottolineò che la sola ideologia antidemocratica, se combinata con una struttura organizzativa orientata alla conquista del potere e alla soppressione del dissenso, costituisce un pericolo sufficiente per giustificare lo scioglimento.
Un terzo caso, molto discusso, è quello del tentato scioglimento del NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands), partito di estrema destra, nel 2003 e nuovamente nel 2017. In entrambe le occasioni, la Corte rifiutò di dichiararlo incostituzionale: pur riconoscendo che il partito perseguiva obiettivi antidemocratici e xenofobi, giudicò che non rappresentasse un pericolo concreto e attuale per l’ordinamento democratico, poiché privo di reale capacità di incidere politicamente. La Corte riaffermò così il principio secondo cui la messa al bando di un partito può essere disposta solo se esso costituisce una minaccia concreta e operativa, non solo ideologica.
Questi esempi dimostrano come l’orientamento prudente della Corte costituzionale tedesca porti a esercitare con rigore e moderazione il potere di scioglimento dei partiti, bilanciando la tutela della democrazia con la libertà di associazione e di espressione politica.
Le reazioni internazionali
La decisione del Bundesamt für Verfassungsschutz (BfV) ha suscitato numerose polemiche a livello internazionale. In Italia, il Vicepresidente del Consiglio e leader della Lega, Matteo Salvini, ha commentato la vicenda definendola un “furto per la democrazia”.
Dagli Stati Uniti, sono arrivati diversi commenti critici. Elon Musk ha dichiarato che “solo l’AfD può salvare la Germania”, criticando le politiche migratorie del governo tedesco e difendendo il partito come l’unica forza politica capace di affrontare le sfide del Paese. Marco Rubio, Segretario di Stato americano, ha definito la decisione una “tirannia nascosta”, sostenendo che la vera minaccia non sarebbe l’AfD, bensì le politiche migratorie aperte promosse dalla Germania. Anche JD Vance, Vicepresidente degli Stati Uniti, ha espresso preoccupazione per lo stato della democrazia tedesca, affermando che l’esclusione dell’AfD rappresenterebbe una minaccia alla libertà politica.
In Germania
Il Ministero degli Esteri tedesco ha risposto alle critiche affermando che la decisione del BfV è il risultato di un’indagine indipendente e approfondita, volta a proteggere la Costituzione e lo Stato di diritto. Ha inoltre sottolineato che la classificazione si basa su prove concrete, e non costituisce un attacco alla democrazia.
Potenziali sviluppi futuri
In attesa che la Corte costituzionale si pronunci, la sorveglianza sulle attività dell’AfD sarà con ogni probabilità intensificata. È molto probabile, inoltre, che nei prossimi mesi si apra una battaglia legale, con ricorsi da parte dell’AfD e una crescente pressione politica, sia a livello interno che internazionale.
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