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    L’immigrazione non è più al centro dell’agenda politica: sfide umanitarie risolte?

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    Il tema migratorio, un tempo al centro del dibattito pubblico durante la cosiddetta crisi dei migranti del 2015-2019, oggi sembra essere scivolato ai margini dell’agenda politica europea. La narrativa sensazionalistica che oscillava fra panico mediatico da invasione e stragi in mare sembra oggi dimenticata. 

    Nonostante il silenzio politico, però, nel Mediterraneo si continua a morire. I governi europei che oggi invocano “pace nel mondo” al netto delle guerre che si stanno consumando, distolgono lo sguardo da un conflitto non dichiarato: quello fra noi e loro.

    Le migrazioni tra accordi politici e sfide umanitarie

    Tra il 2015 e il 2019 l’Europa affrontò una crisi migratoria senza precedenti: centinaia di migliaia di persone fuggivano da guerre, persecuzioni e povertà, costringendo l’Unione europea e i singoli Stati a gestire emergenze umanitarie complesse e portando il tema al centro dei media e delle agende politiche. La questione migratoria fu messa al centro dell’attenzione dalle destre europee soprattutto in campagna elettorale: in Italia l’ascesa della Lega di Salvini portò il partito al governo, mentre in Spagna crebbe l’influenza di Vox e in Germania quella dell’AfD. 

    Nonostante le misure adottate — dall’ampliamento dei canali di accoglienza all’attivazione del sistema di relocation, fino alla cooperazione con paesi terzi — molte criticità rimasero irrisolte, in particolare lungo la cosiddetta “rotta centrale” tra Libia e Italia, teatro di numerose tragedie in mare. In questo contesto si ricordano l’accordo tra UE e Turchia, volto a gestire i flussi verso la Grecia, e il memorandum Italia-Libia, che ancora oggi solleva problemi riguardanti i diritti umani. Tutte azioni di Realpolitik che, però, hanno conseguenze concrete sulle persone, spesso esposte a rischi e violazioni durante il viaggio o nei centri di detenzione.

    Le Rotte del Mediterraneo

    Il Mediterraneo continua a essere una delle principali vie di transito per i migranti diretti in Europa. Oggi i flussi migratori si concentrano principalmente lungo tre corridoi: centrale, orientale e occidentale, ciascuno con caratteristiche e livelli di rischio diversi.

    La rotta centrale è senza dubbio la più pericolosa. I migranti partono principalmente dalla Libia, ma anche da Tunisia e Algeria, con destinazione l’Italia. I principali punti di arrivo includono Lampedusa, Porto Empedocle, Trapani e Pozzallo. Gli staging points italiani fungono da centri di prima accoglienza, dove le autorità forniscono assistenza sanitaria, vitto e alloggio temporaneo e registrano le richieste di protezione internazionale.

    La rotta orientale, invece, collega Turchia, Siria e Libano alle isole greche, tra cui Lesbo, Chios, Samos e Kos. Pur essendo più breve rispetto alla rotta centrale, resta comunque rischiosa, soprattutto per chi viaggia su piccoli gommoni o barche improvvisate. Gli staging points greci sulle isole principali funzionano come centri di smistamento e registrazione, ma spesso le condizioni di accoglienza sono critiche a causa dell’elevato numero di arrivi concentrati in spazi ristretti.

    Infine, la rotta occidentale parte dal Marocco, dall’Algeria e dalla Tunisia, con destinazione la Spagna. I principali staging points spagnoli sono Tarifa, Algeciras, Melilla e Ceuta. Questa rotta è più breve e meno rischiosa rispetto a quella centrale, ma rimane comunque pericolosa per chi attraversa il mare su imbarcazioni inadeguate.

    Le ultime stragi nel Mediterraneo 

    Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, dall’inizio dell’anno oltre 55.000 migranti irregolari sono arrivati in Italia, quasi 4.000 dei quali partiti dalla Tunisia. Molti naufragi sono dovuti alle condizioni difficili del mare, ma a rendere la traversata estremamente pericolosa contribuiscono soprattutto le imbarcazioni fornite dai trafficanti: instabili, spesso costruite in fretta con lastre di metallo saldate, inadatte a trasportare decine di persone.

    L’ultima tragedia al largo della costa di Salakta, in Tunisia si è verificata pochi giorni fa, con almeno 40 persone che hanno perso la vita, inclusi neonati, secondo quanto riportato dalla radio locale Mosaique. 

    La situazione oggi: i dati del FRA

    Oggi il tema migratorio sembra essere scivolato ai margini del dibattito pubblico europeo, non più percepito come un’emergenza imminente. Eppure il Mediterraneo continua a essere teatro di morti e incidenti, mentre la capacità di soccorso rimane limitata e le ONG impegnate in mare affrontano ostacoli legali sempre più frequenti.

    Le politiche europee si concentrano soprattutto su controlli, rimpatri e regolazione dei flussi, spesso a scapito dei diritti umani fondamentali. Il contrasto tra percezione pubblica, priorità politica e realtà sul campo evidenzia quanto la questione migratoria resti irrisolta e quanto siano necessari interventi coordinati per garantire sicurezza, soccorso e tutela dei diritti dei migranti.

    Secondo l’ultimo aggiornamento della FRA, ovvero l’Agenza dell’Unione europea dei diritti fondamentali, all’inizio di giugno 2025, la capacità di soccorso in mare resta insufficiente: solo 20 delle 47 imbarcazioni e aerei di ricerca e soccorso delle ONG erano operativi. 

    Le ONG devono inoltre affrontare continue sfide legali in quanto, le autorità nazionali hanno avviato cinque nuovi procedimenti che riguardano alcune operazioni condotte a partire dal giugno 2024, portando il totale a 86 casi dal 2017. La maggior parte riguarda le navi, mentre uno su cinque è un procedimento penale contro il personale o i membri dell’equipaggio.

    Conclusioni 

    Mentre centinaia di vite continuano a spegnersi nel Mediterraneo, l’Europa sembra aver spostato lo sguardo altrove. La riduzione dei flussi e dei morti negli ultimi anni ha reso il tema meno “urgente” nell’agenda politica e mediatica, ma la realtà sul campo rimane drammatica: la rotta centrale continua a mietere vittime, le ONG operano in condizioni difficili e le politiche di controllo e rimpatrio spesso trascurano i diritti umani.

    La crisi migratoria non è finita: si è trasformata, silenziosa e invisibile, lontano dai riflettori, ma altrettanto letale. La sfida rimane quella di conciliare sicurezza, legalità e rispetto dei diritti fondamentali, garantendo che il Mediterraneo non resti solo un confine da sorvegliare, ma anche un mare in cui il soccorso e l’umanità prevalgano sulla burocrazia e sulla politica.

    20250411

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