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    La Transnistria: un nuovo fronte di guerra in Europa?

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    Con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’avanzata sempre più repentina delle truppe russe nel Sud dell’Ucraina, si teme che la Transnistria e la Gagauzia possano ribellarsi ed invocare l’aiuto russo, proprio come accaduto in Donbass.

    La storia della Transnistria

    La storia di questa striscia di terra tra Moldavia e Ucraina ebbe inizio nel 1918, quando il Direttorato di Ucraina decise di proclamare la sua sovranità sulla parte sinistra del fiume Nistro. La regione divenne poi l’Oblast’ Autonomo di Moldavia nell’ambito della Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina. 

    Nel 1924, l’entità fu trasformata in Repubblica Autonoma Moldava con capitale Balta. «La maggioranza della popolazione era di madrelingua moldava e di conseguenza nelle scuole si insegnava la lingua della gran parte degli abitanti, utilizzando l’alfabeto cirillico a partire dal 1940 quando per legge questo alfabeto rimpiazzò quello latino come alfabeto ufficiale in Moldavia»1. Cambiamenti repentini si ebbero però durante il Secondo conflitto mondiale. La Repubblica Socialista Sovietica di Moldavia, istituita il 2 agosto del 1940, si componeva di due parti: una buona parte della Bessarabia e la parte occidentale della preesistente Repubblica Autonoma Moldava

    Durante l’Operazione Barbarossa la Romania con il supporto dell’alleato tedesco riconquistò in poco tempo tutto il territorio che la Moldavia le aveva sottratto e annesse poi l’intera regione tra il Nistro e il fiume Bug Orientale2. La strategia d’occupazione rumena includeva la città strategica di Odessa. L’Unione Sovietica riprese tutti i territori nel 1944. 

    Sotto l’Unione Sovietica, la Repubblica Socialista Sovietica Moldava fu pesantemente russificata e il cirillico divenne la scrittura ufficiale. Le politiche industriali dell’URSS andarono a concentrare la maggior parte delle industrie nella Transnistria, mentre la parte della Moldavia a ovest del Nistro manteneva un’economia prevalentemente agricola. Non a caso, stando alle statistiche del 1990 la Transnistria rappresentava il 40% del PIL moldavo

    La Transnistria, quando l’URSS iniziò a sgretolarsi, mantenne la potenza industriale, l’arsenale più grande d’Europa e la 14^ Armata Sovietica, che stanziava proprio in quella zona, così, dopo che il 24 agosto del 1991 il parlamento della RSS moldava votò la dichiarazione di definitiva indipendenza dall’Unione Sovietica, facendo forza proprio sul suo arsenale, ottenne l’indipendenza, che però non fu mai riconosciuta da molti paesi europei. 

    La Russia e la Transnistria 

    Fatta questa dovuta ed essenziale introduzione, è possibile affrontare le problematiche della Transnistria oggi. La Russia a partire dal 2002 si è impegnata alla creazione di uno stato federale moldavo, in modo da andare a riunire le due entità. 

    Nel 2003, per l’attuazione del suo progetto di unificazione, Mosca preparò un memorandum, che fu pubblicato prima in Russia e poi sul sito web del Ministero degli Esteri della Transnistria. Il testo fu promosso da Dmitrij Kozak: uomo di spicco dello staff del presidente Putin. A rifiutarsi di firmarlo non fu però la Transnistria, ma la Moldavia: in tutto il Paese vi furono dimostrazioni contro il memorandum

    Lo scoppio della guerra in Ucraina e gli ultimi risvolti

    La posizione russa sulla Transnistria si è venuta a modificare con l’inizio delle operazioni in Ucraina. Questa regione, come anche la Gagauzia, è un territorio molto vicino culturalmente, ideologicamente e linguisticamente alla Russia. La situazione delle due aree è molto similare a quella del Donbass, inoltre, strategicamente, come dichiarato da diverse fonti, la Russia sin dall’inizio dell’invasione ha puntato all’Ucraina meridionale, proprio per giungere sino alla Transnistria. 

    A ciò si aggiunga che la Moldavia è sull’orlo di una crisi istituzionale, affrontando uno dei periodi di instabilità peggiori della sua storia. A novembre 2024 Maia Sandu, filo-europea, è riuscita ad aggiudicarsi il ballottaggio presidenziale contro Alexandr Stoianoglo, filo-russo, ottenendo il 55,41% delle preferenze, contro il 44,59% dell’avversario. Va però detto che quest’ultimo, al primo turno, era stato in netto vantaggio con il 42,49%3

    Il risultato è quello di un Paese spaccato in due, ove gli sconfitti non accettano il risultato delle elezioni. La maggioranza della popolazione, anche stando al risultato del referendum per l’entrata nell’Unione, risulta essere pro-Unione. Questa popolazione si concentra nella zona occidentale del Paese e intorno alla capitale Chisinau, mentre il resto, minoritario, ma non di molto (40%) è sempre più vicino alla Russia di Putin. Una delle zone più filo-russe è la regione autonoma della Gagauzia, terra natale di Stoianoglo. Qui i contrari all’Unione toccano il 94,8%. 

    Conclusioni

    Con lo scoppio della guerra in Ucraina e l’avanzata sempre più repentina delle truppe russe nel Sud dell’Ucraina si teme che la Transnistria e la Gagauzia possano ribellarsi ed invocare l’aiuto russo, proprio come accaduto in Donbass. La questione è stata affrontata sul proprio canale Linkedin anche da Filippo Sardella, direttore dello IARI (Istituto Analisi Relazioni Internazionali) ed esperto di geopolitica. Come sottolineato da Sardella la situazione negli ultimi giorni è peggiorata ulteriormente poiché la Gagauzia è stata esclusa dai finanziamenti statali moldavi: più di 400.000 persone stanno vivendo in condizioni economiche disperate. In tale contesto non è difficile ipotizzare che questa zona possa costituire un nuovo nucleo di conflitto in seno all’Europa.

    20250012

    1. “Language policy in the Soviet Union“, Grenoble 2003, pp. 89–93.
      ↩︎
    2. M. Mussetti, A chi serve la Fortezza Transnistria, in Limes: rivista italiana di geopolitica, n. 10, 2019, pp. 147-151 ↩︎
    3. https://www.affarinternazionali.it/sandu-vince-in-moldavia-ma-il-paese-e-spaccato/
      ↩︎

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