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    Orientamento scolastico: non si è mai troppo giovani per scegliere

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    Tantissime le narrazioni che correlano alla gioventù condizioni particolarmente negative quali apatia, disillusione, mancanza di inventiva. Che dire invece della consapevolezza raggiunta dai giovani nei più disparati ambiti della quotidianità? Pochissimo, anzi forse nulla. Ebbene, è giunto il momento di darle spazio. 

    L’orientamento scolastico e i suoi frutti

    Partiamo dalle basi: chiunque vada dicendo che nel bel mezzo dell’adolescenza è “normale” sentirsi smarriti, privi di un reale progetto di vita, altro non fa che reiterare una connessione del tutto marginale tra i giovani e la fragilità umana, un legame che a ben vedere esiste e resiste a prescindere dai limiti anagrafici. 

    A confermarlo è la realtà quotidiana: una ricerca realizzata da Skuola.net con Unioncamere a partire da un bacino di oltre 2.000 studenti giunti al termine del primo ciclo di istruzione evidenzia come, a pochi giorni dall’avvio delle iscrizioni alle scuole secondarie di secondo grado, quasi otto studenti su dieci avevano già scelto quale cammino scolastico intraprendere. 

    Stiamo parlando di una percentuale pari al 77% che se da un lato pare attestarsi poco oltre la soglia della sufficienza, dall’altro chiarisce l’importanza delle attività di orientamento scolastico. Non a caso, una cifra leggermente più alta, pari al 79% del campione raggiunto, riferisce di aver ricevuto un “consiglio orientativo”, una sorta di suggerimento fornito dal corpo docenti sulla base della prestazione scolastica complessivamente attestata fino a quel momento e del profilo personale del singolo.

    Ascendente la parabola delle informazioni acquisite relativamente al proprio futuro, pressoché stabile invece l’influenza subita dalla famiglia, che in molti casi continua a frenare l’autonomia decisiva dei giovani. Alla fine, comunque, il bilancio assume valore positivo: il tasso degli indecisi pare toccare il minimo storico

    L’innovazione nel sistema scolastico

    Indagando più approfonditamente le possibili ragioni sottese dietro questa rinnovata consapevolezza, vale la pena dire che negli ultimi anni il sistema scolastico ha saputo fare tesoro dell’evoluzione sociale e tecnologica per plasmare differentemente i propri indirizzi di studio. Ed è così che sono nate le cosiddette “curvature” – basti considerare quella biomedica all’interno del liceo scientifico, opzione scienze applicate – ma anche percorsi completamente nuovi

    Non mancano, insomma, le possibilità di scelta. Tantissime le iniziative ideate a supporto di questo delicato momento, le stesse che paiono accolte con favore da parte dei giovani: il 77% degli studenti raggiunti dalla ricerca riferisce di aver partecipato, nel corso dell’ultimo anno, ad iniziative di orientamento indette dagli istituti. 

    Il futuro già “sicuro”

    Proiettandoci invece al futuro, il panorama pare pressoché immutato: già nel corso della terza media, sei studenti su dieci riferiscono di intravedere positivamente il proprio sbocco lavorativo, il domani che si appresta ad essere scritto. Tra le professioni maggiormente menzionate, il medico, l’avvocato, l’insegnante, l’ingegnere e il giornalista, tutti ambiti lavorativi scalfiti nel nome della tradizione; un piccolissimo spazio viene, invece, riservato alla scienza e alla tecnologia. 

    Dunque, giovani “sistemati”, futuro professionale già delineato, famiglie accontentate e docenti soddisfatti? Non proprio, ma andiamo con ordine. Senza dubbio le percentuali di cui sopra devono far ben sperare – basti pensare che fino a non molto tempo fa erano ben più numerosi gli studenti privi di consigli orientativi oppure indecisi su quale percorso intraprendere – ma nonostante ciò le criticità permangono, e con poca sorpresa riguardano non tanto i giovani, bensì il nucleo familiare. 

    I problemi che permangono

    Difatti, coloro che contribuiscono alla diffusione del cliché “giovane – svogliato” oppure “giovane – alieno rispetto alla quotidianità che lo circonda” sono gli stessi che, in molti casi, decidono al posto suo, sostituendo alle ambizioni del singolo le proprie di un tempo, oramai naufragate. 

    Vediamo di capire meglio la questione: per come attualmente impostato, il sistema scolastico italiano impone la scelta della scuola superiore di secondo grado all’età di tredici anni. Segue di qui l’idea che il giovane in questione non sia sufficientemente pronto per decidere il proprio futuro, motivo per cui qualsiasi scelta da parte sua diverrebbe di lì a poco errata o quantomeno prematura. 

    Ecco spiegato perché l’accompagnamento che ne deriva è tale in virtù della rigidità e della notorietà degli schemi frequentati dagli adulti. Proprio quest’ultimo passaggio dovrebbe mettere in allarme, poiché altro non è che il soffocamento della personalità che in questo specifico arco temporale si appresta ad essere definita. 

    Ragionando in una prospettiva più allargata, il problema diventa poi duplice: non allontanarsi mai dal seminato, tanto negli studi quanto nell’attività professionale, lasciando cadere nel vuoto le potenzialità oggigiorno offerte per esempio dal digitale e dall’intelligenza artificiale. 

    Le iniziative a supporto dei giovani

    Proprio per sfuggire a quest’ultima eventualità, sono nati vari strumenti di dialogo intergenerazionale: tra questi, Excelsiorienta, una piattaforma promossa da Unioncamere, in cui l’orientamento assume le vesti del gaming, così da sensibilizzare i più giovani, ma anche Unica, il portale istituzionale sfruttato dal Ministero dell’Istruzione e del Merito non solo per le procedure di iscrizione online, ma anche per mostrare i dati occupazionali relativi ai specifici indirizzi, strizzando l’occhio alle famiglie. 

    Sulla stessa linea anche il progetto “Che ci faccio col diploma?”, in collaborazione con Skuola.net, il cui scopo è sensibilizzare sull’esistenza dei vari percorsi professionali disponibili all’indomani del diploma. 

    Conclusioni

    In definitiva, bene complimentarsi per le molte iniziative sorte, ma l’urgenza è intervenire a livello socio-culturale. I giovani hanno ambizioni che meritano di essere considerate, e poco importa se inseguire un sogno significa anche allontanarsi dalla storia familiare. 

    Le priorità mutano, le urgenze globali raddoppiano, ma le aspettative sociali paiono perennemente illese. Non resta altro che mettere definitivamente nel cassetto l’idea che si è troppo giovani per compiere passi importanti. 

    20250124

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