I contenuti digitali nei quali ci imbattiamo, navigando in rete, possono essere anche contenuti illeciti, laddove per illeciti si intende pubblicati illecitamente in violazione delle basilari regole a tutela del diritto d’autore.
I risvolti economici
La pirateria informatica comprende una serie di attività di carattere e natura illecita che vengono messe in atto ricorrendo all’uso di strumentazioni informatiche e violando, quindi, le norme in vigore negli Stati, nonché le norme di tutela del copyright e del diritto d’autore. L’accesso non autorizzato ai sistemi informatici, la violazione dei dati personali, la diffusione di questi ultimi nel dark web rappresentano fenomeni riconducibili alla punta di un iceberg molto profondo. Lo stesso che nasconde un modus operandi divenuto ormai quotidianità.
Si parla di pirateria informatica anche quando soggetti terzi utilizzano in maniera impropria strumentazioni informatiche per violare le protezioni dei sistemi informatici. Difatti, un altro fronte molto attivo è quello legato alla contraffazione dei software: ciò avviene producendo e vendendo copie illegali degli stessi software, di cui viene quindi violata la licenza d’utilizzo.
Inoltre, la pirateria rappresenta un problema in quanto innesca pesanti conseguenze economiche sul mondo dei diritti sportivi. In questo senso, piattaforme come DAZN e SKY sono intervenute tentando di regolamentare non solo gli accessi illegali, ovvero privi di abbonamento, bensì anche la visione delle partite di calcio.
Piracy Shield
A settembre 2024 è entrata in funzione una piattaforma denominata Piracy Shield, donata all’AGCOM – Autorità Garante per le Comunicazioni – al fine di intervenire sia sul fronte dell’intercettazione di chi sta diffondendo un segnale piratato, sia su chi ne sta usufruendo, vale a dire l’utente finale. È stato quindi varato un protocollo che dovrebbe consentire di irrogare, in tempi celeri, sanzioni pecuniare; le stesse che sono peraltro previste per legge.
La diffusione in rete di contenuti protetti da copyright, tra cui gli eventi sportivi ed in particolar modo le partite di calcio di cui parlavamo poc’anzi, ha reso necessario un intervento in tal senso. I pirati informatici riescono ad accedere ai contenuti offerti dalle piattaforme pay-tv, trasmettendo questi ultimi gratuitamente, senza prevedere alcun tipo di abbonamento. Chi opera illegalmente, quindi, ricodifica il segnale, per poi trasmettere questo stesso via internet. La tecnologia cui ricorrono è denominata Internet Protocol Television: essa consente a chiunque abbia una connessione di guardare gratuitamente i programmi oppure di pagare, illegalmente, somme nettamente minori rispetto a quelle previste dalle pay-tv legali.
L’accesso abusivo ai sistemi informatici
Nel mondo digitale, le informazioni personali sono sempre a portata di mano e, soprattutto, disponibili a chiunque in qualunque momento. Dunque, le possibilità che i malintenzionati sfruttino questi stessi dati sono molto elevate. Oggi chi si occupa di sicurezza informatica ha un compito arduo: gestire gli accessi ai sistemi informatici, a maggior ragione se sensibili. E’ fondamentale creare sistemi di governance che prevedano adeguate policy, nonché modalità di intervento in caso di eventuali attacchi hacker.
In questo senso, è importante che i nostri dispositivi siano protetti da password efficaci e che le reti infrastrutturali degli Stati abbiano livelli di sicurezza alquanto elevati. Rispetto a quest’ultimo punto, vale la pena citare i recenti attacchi hacker che hanno colpito siti istituzionali di Ministeri e di Governi.
Gli accessi abusivi ai sistemi informatici sono considerati reato ai sensi dell’articolo 615 ter del codice penale. Nello specifico, sono previste due fattispecie: chi si introduce abusivamente in un sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza, e chi vi permane contro la volontà espressa o tacita di chi detiene il diritto di escludere quel soggetto.
Il decreto omnibus e la stretta sulla pirateria tv
Recentemente il Senato ha approvato il decreto Omnibus: esso comprende una vera e propria stretta sulle responsabilità, anche penali. Molto dipenderà dall’efficacia del protocollo che Procure e Guardia di Finanza sigleranno proprio per garantire uno scambio di informazioni quanto più efficiente possibile, volto quindi ad identificare gli utenti che usufruiscono dei servizi piratati.
Tuttavia, questa decisione del legislatore ha scatenato le reazioni degli operatori delle telecomunicazioni: benché si tratti di un intervento di contrasto allo streaming illegale, le misure adottate potrebbero avere risvolti sull’intero sistema digitale italiano. In particolare, queste ultime potrebbero danneggiare gli operatori di rete, dal momento che scaricano su essi le responsabilità penali.
Vale la pena menzionare che, nel 2023, è stata introdotta la legge n. 93, definita “anti pezzotto”, con l’obiettivo di contrastare il fenomeno degli streaming illegali, ormai fortemente diffuso. Il contrasto è possibile attraverso l’indiritto IP, vale a dire una serie di numeri che identificano un dispositivo in rete. Come detto, si tratta dell’Internet Protocol; esso fornisce informazioni sulla posizione e, quindi, anche l’accesso ai dispositivi. In questo senso, l’identificazione degli indirizzi IP è fondamentale per poter rintracciare, bloccare e sanzionare chi accede illegalmente ai siti. Soltanto ricorrendo a una simile dinamica è possibile altresì richiedere l’oscuramento e, non da ultimo, il blocco del sito stesso.
Colossi come Google e YouTube si dovranno attrezzare per individuare e, di conseguenza, segnalare sospetti di streaming e di download illegali. Diversamente, andranno incontro a pesanti sanzioni.