Nella giornata odierna, la Commissione europea ha approvato l’imposizione di dazi nei confronti degli Stati Uniti, come diretta conseguenza delle misure attuate dal Presidente Donald Trump. 26 paesi su 27 hanno votato a favore, con l’Ungheria di Orban che si è opposta a queste misure.
La Commissione europea ha dichiarato che la volontà non è quella di chiudere la porta agli Stati Uniti; l’Europa spera comunque nella possibilità di raggiungere un accordo equo e profittevole per entrambi. Per gli stati del Vecchio Continente l’imposizione dei dazi non è un atto voluto, ma una risposta necessaria alle mosse del leader americano, che continua a minacciare la scena internazionale con la promessa di ritorsioni commerciali.
L’attacco di Trump
I dazi imposti dal tycoon all’Unione europea rischiano di pesare enormemente sul futuro economico del Continente, i cui settori industriali chiave stanno vivendo un periodo poco roseo dal punto di vista produttivo. I dazi voluti da Donald Trump – prima della sospensione – prevedevano una tariffa pari al 20% su tutte le importazioni provenienti dagli Stati dell’Unione, cui va sommata quella del 25% su specifici beni come l’acciaio, le automobili e l’alluminio.
Si tratta di misure protezionistiche che avranno un impatto estremamente negativo sulle relazioni commerciali fra gli alleati, rischiando anche di rovinare i legami storici e politici che accomunano l’Europa e la superpotenza americana. I settori a rischio sono quelli specificatamente colpiti dai dazi più elevati, tra cui quello automobilistico, dell’acciaio e dell’alluminio. Ulteriori settori che presentano un alto indice di vulnerabilità sono quello degli alcolici e quello dei macchinari industriali.
Il periodo nero dell’Europa
Queste misure arrivano dopo anni complicati, caratterizzati da crisi internazionali come la pandemia Covid-19 e lo scoppio della guerra fra Russia e Ucraina; questi avvenimenti hanno contribuito a ridurre il volume degli scambi commerciali e hanno messo in crisi in particolare gli Stati europei, i quali contavano in larga parte sulle importazioni di energia proveniente dalla Russia e di grano ucraino.
Queste vicissitudini gravano pesantemente sulle precarie condizioni economiche e commerciali dell’UE. Le probabilità che questa guerra commerciale possa tradursi in un danneggiamento delle relazioni politiche fra gli alleati sono elevate; di base tali misure vengono interpretate come concrete manifestazioni di ostilità, soprattutto quando sopraggiungono da soggetti con i quali si condivide un profondo rapporto di cooperazione.
L’Unione europea lascia comunque spazio a possibili negoziazioni, che potrebbero porre fine ad una controversia commerciale che, altrimenti, può potenzialmente ridurre il PIL mondiale. La Commissione ha operato in questo senso, dando una svolta alla propria strategia, sostenuta da tutti gli Stati membri, ad eccezione dell’Ungheria.
La risposta dell’UE
La commissione europea ha approvato dazi sulle importazioni provenienti dagli Stati Uniti, in modo tale da costringere questi ultimi a venire a patti e trovare accordi equi ed efficienti per entrambe le fazioni.
Alle importazioni di svariati beni, come tabacco, mandorle, fagioli di soia, succo d’arancia, carne di pollo, acciaio, alluminio e beni di lusso come gli yachts, sono applicati dei dazi pari al 25%. Vi è stata la concreta possibilità che anche le importazioni di bourbon potessero essere sottoposte a misure protezionistiche.
Tuttavia, in seguito alla minaccia di Trump di imporre dazi sulle importazioni di alcolici, qualora l’Europa avesse limitato l’acquisto di whiskey americano, si è deciso di evitare questa operazione. Se effettivamente il Presidente avesse mantenuto la parola sarebbe stato un ulteriore smacco per gli Stati europei, in particolare per Francia, Italia e Irlanda, che sono tra i principali esportatori di alcolici in America.
Le cifre
Queste misure di ritorsione ammontano a circa 22 miliardi di euro, che andranno a pesare sul bilancio commerciale degli USA, il quale soffre già di un deficit strutturale, che l’attuale Amministrazione vorrebbe eliminare, o quantomeno ridurre. Si tratta però solo del primo round di dazi europei, di cui alcuni entrano in vigore a partire dal 15 aprile e altri nei mesi successivi. La Commissione europea ha dichiarato che sta lavorando ad un secondo pacchetto di dazi che potrebbe essere approvato nelle prossime settimane.
Conclusioni
In serata, la svolta: la sospensione per 90 giorni dei dazi reciproci, ad esclusione di Messico, Canada e Cina, che non beneficeranno della tregua. Come ribadito dalla Casa Bianca, all”Unione europea sarà applicata soltanto una tariffa di base pari al 10%.
L’unico elemento capace di limitare le conseguenze negative della controversia è la negoziazione, che potrebbe essere la chiave per cambiare le sorti delle relazioni fra UE e USA, e anche quelle del commercio internazionale.
20250134